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(398) Vedi Rattazzi et son temps, II, p. 172. Ma i romani in fondo si contentavano del governo bonaccione dei preti e non si muovevano, col pretesto di non creare imbarazzi al governo italiano. Avevano una matta paura dei garibaldini!
(399) Che fosse terribilmente complicato risulta dalle stesse imbarazzate dichiarazioni di Rattazzi alla Camera, il 18 dicembre 1867, là dove dice che siccome in Italia non ci sono leggi di repressione preventiva, cosí nessuno poteva, innanzi Mentana, impedire ai garibaldini di propagandare l'imminenza della convenzione di settembre.
(400) Contraddizioni del discorso Rattazzi, 18 dicembre 1867. L'arresto di Garibaldi a Sinalunga fu forse anticostituzionale, ma una necessità politica. Poco oltre: lo stesso arresto prova che il governo è uguale di fronte a tutti e non rincula mai dinanzi alla legge.
(401) Fu il deputato Sirtori. Ma in Rattazzi et son temps, pp. 630-31, si dice che dopo qualche mese si constatò che era pazzo.
Su Rattazzi però bisogna andare a fondo: lettera sua a Vittorio Emanuele, 1861: «Ce n'est pas non plus le moment, il me semble, de songer à Venise ni à Rome, même par allusion, comme le but final de la révolution que nous venons d'accomplir. A chaque jour sa tâche. Le tour de Venise et de Rome viendra dans un quart de siècle peut-être» (Rattazzi et son temps, pp. 187 sg.).
(402) Scrive il marchese di Villamarina (ex ambasciatore sardo a Parigi) al Morelli, autore di uno Studio politico su Rattazzi: «Nel 1867 Napoleone III aspettava con una certa impazienza l'annunzio del fatto compiuto rispetto a Roma.
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