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      Lanza: «Cela est impossible, aux affaires étrangères surtout. Le roi est son propre ministre dans ce département-là, et il s'inspire... des correspondances directes et secrètes qu'il entretient avec les ambassadeurs, avec Napoléon (?) et avec dix autres. Cela n'est pas constitutionnel, certes, mais cela n'en existe pas moins. - Oui, malheureusement...» (Rattazzi et son temps, II, P. 407).
      Ibid., p. 408, si legge che anche il ministro della guerra in quel tempo era completamente asservito al re, che seguiva i consigli di La Marmora.
      (419) Notare, fra il '61 e il '66, l'opposizione netta tra i piemontesi, e, specialmente, i tosco-emiliani: caso tipico, gli avvenimenti seguiti alla convenzione di settembre.
      (420) Jacini (Pensieri sulla politica italiana p. 43) dice che questo fu lo sfogo del regionalismo compresso e non sfogato nel necessario decentramento amministrativo.
      Il primo esempio di un ministero equilibrato regionalmente lo dette Cavour, marzo 1861, ricorrendo a ministri d'ogni regione d'Italia.
      Per avere un'idea della diffidenza che ancora nel '70 divideva i nordisti e i sudisti, si veda il colloquio tra Vittorio Emanuele e Rattazzi, autunno 1870, in cui Rattazzi fa le piú fosche previsioni basate sulla sua sfiducia per gl'italiani del mezzogiorno (Rattazzi et son temps, II, pp. 424 sg.).
      (421) Non mi pare esatto quanto scrive Jacini (Pensieri sulla politica italiana, p. 15) che «l'indirizzo del governo italiano, fra la metà del '59 e la fine del 1866, era prestabilito nelle sue linee principali.


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Saggi sul Risorgimento
di Nello Rosselli
pagine 380

   





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