Ho espresso il mio pensiero con franchezza assoluta, convinto che solo la coraggiosa revisione delle sue premesse morali e intellettuali potrà ridonare al socialismo quella freschezza e quella forza espansiva che da troppi anni gli mancano.
Nella parte ricostruttiva del libro mi sono proposto di offrire, sia pure di scorcio, il quadro di una rinnovata posizione socialista che io amo chiamare socialista liberale. Dal punto di vista storico questa formula sembra racchiudere una contraddizione, poi che il socialismo sorse come reazione al liberalismo – soprattutto economico – che contraddistingueva il pensiero borghese ai primi dell’ottocento. Ma dall’ottocento ad oggi molto cammino si è fatto e molte esperienze si sono accumulate. Le due posizioni antagonistiche sono andate lentamente avvicinandosi. Il liberalismo si è investito progressivamente del problema sociale e non sembra piú necessariamente legato ai principî della economia classica, manchesteriana. Il socialismo si va spogliando, sia pure faticosamente, del suo utopismo ed è venuto acquistando una sensibilità nuova per i problemi di libertà e di autonomia.
È il liberalismo che si fa socialista, o è il socialismo che si fa liberale?
Le due cose assieme. Sono due visioni altissime ma unilaterali della vita che tendono a compenetrarsi e a completarsi.
Il razionalismo greco e il messianismo d’Israele.
L’uno domina l’amore per la libertà, il rispetto delle autonomie, una concezione armoniosa e distaccata della vita.
L’altro una giustizia tutta terrena, il mito della eguaglianza, un tormento spirituale che vieta ogni indulgenza.
| |
Israele
|