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      Solo che assume questi dati come costanti. Ciò che lo interessa sono le variazioni dei fenomeni sociali all’interno di questo ambiente che assume come fisso, e la legge di queste variazioni. Ad esempio: i caratteri naturali e antropologici della regione britannica possono a buon diritto considerarsi come costanti nel periodo 1760-1830. Si domanda a che sono dovute le profondissime trasformazioni seguite nei rapporti sociali inglesi, e, piú in generale, i fondamentali eventi storici del periodo. Marx senza esitazione risponde: alla trasformazione del modo di produzione. È ben noto quale enorme influenza esercitò su di lui e su tutti gli scrittori del periodo l’esperienza della rivoluzione industriale, in cui veramente la macchina e il sistema di fabbrica si rivelarono come i demiurghi. Ma è anche ben noto come Marx non azzardò mai la dimostrazione della sua tesi storiografica generale, la quale è frutto di una arbitraria estensione analogica delle conclusioni cui era pervenuto nella possente analisi dei primordi del sistema capitalistico.
      Ora il problema centrale del marxismo, come dottrina del moto proletario, sta nel ruolo che esso assegna all’elemento umano, al fattore volontà.
      Nel periodo giovanile Marx, sotto l’influsso di Feuerbach, aveva rivendicato il carattere puramente umano della storia contro ogni alienazione a favore di forze trascendenti. Ma questa rivendicazione, dapprima piena e sostanziale, perde via via di contenuto e di significato col precisarsi della sua dottrina, sino a ridursi ad un residuo tutto polemico e formale.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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