Noi parliamo il linguaggio del Fato; e il Fato nel nostro secolo si chiama Scienza.
Con straordinaria rapidità, per un processo psicologico elementare, le nuove supposte verità si tramutarono in dogmi cui tutti professarono generico ossequio, ben convinti che il genio di Marx ne avesse consegnato nei libri famosi la irrefutabile dimostrazione. Le masse si impadronirono della parte piú caduca, antiscientifica, ma terribilmente suggestiva del pensiero di Marx (rigida contrapposizione delle classi, visione catastrofica, apocalissi) e ne fecero altrettanti canoni di fede che era peccato grosso discutere. I pochi che si incaricarono di ripercorrere tutte le tappe della laboriosissima dimostrazione marxista o rimasero vittime, prigionieri del sistema, troppo deboli per confutarlo e troppo timidi per criticarlo, o, ribellandosi, si misero fuori automaticamente dal movimento. La feroce persecuzione borghese attestava che si procedeva nel giusto solco, avvalorava gli articoli della nuova religione marxista. Sulle barricate, nei carceri, la fede si rinsaldava, i principî si irrigidivano, la speranza che il gran sogno fosse per avverarsi, si ingigantiva.
Invece... invece fu ben altro, come i piú cauti e lungimiranti avevano avvertito. Anziché la rivoluzione sociale espropriatrice venne al mondo il movimento operaio. E col movimento operaio le libertà politiche, la legislazione sociale, i partiti di massa.
Il movimento operaio.
La prassi riformista – meglio direbbesi: antimarxista – del movimento operaio socialista, si è affermata in tutti i paesi quasi in sordina, piú per forza maggiore e per la lezione delle cose, che per consapevole elezione; e sovente contro i disegni dei teorici.
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