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      In apparenza le critiche degli economisti qualificati in blocco come «borghesi», non provocarono mai altro che sdegni e ironie nel campo dei socialisti «scientifici». Ma in realtà nessun socialista serio, dopo queste critiche riprese da Bernstein, osò piú fare suoi i teoremi economici di Marx.
      La critica era stata cosí decisiva, che nella sua Prefazione alla miseria della filosofia Engels giunse fino ad ammettere che il principio del plusvalore non era essenziale alla concezione scientifica del socialismo, dal momento che Marx aveva fondato la rivendicazione comunista sulla rovina necessaria del sistema di produzione capitalista. La nuova scuola dell’utilità marginale, ignorata da Marx benché nata molto tempo prima della sua morte, aveva convertito la maggior parte degli economisti socialisti. Tuttavia Engels finí con l’ammettere che era ugualmente possibile costruire il socialismo sulla teoria del grado dell’utilità finale. Si contentava di aggiungere che si trattava di un socialismo volgare.]Che rimaneva in piedi, dopo l’ondata critica, del sistema marxista?
      L’unità del sistema risultava spezzata. Il materialismo storico era trasformato in una eclettica quanto generica teoria storiografica che abbracciava tutto e non stringeva nulla, il cui valore, come guida del concreto moto socialista si riduceva pressapoco a zero. Il revisionismo rigettava il determinismo, dichiarava gli uomini, nella totalità del loro essere – e non quali meri elementi del processo produttivo – al centro del processo storico; sostituiva al rapporto di dipendenza tra economia e ideologia e, piú precisamente, tra forze e rapporti produttivi e rapporti sociali, un legame di complessa interdipendenza, pur riconoscendo, specie per le epoche trascorse, la estrema importanza del fattore economico; rigettava la teoria del valore pur in sede di stretta economia pur difendendone l’assunto in sede etica e giuridica; non credeva alla fatalità dell’avvento, né alla funzione levatrice della violenza e della dittatura; statistiche alla mano dimostrava errate le famose leggi di concentramento della ricchezza in poche mani, di immiserimento crescente, di proletarizzazione; negava l’inasprirsi dei rapporti sociali e anzi segnalava in tutti i paesi una trasformazione in senso democratico cui non rimaneva estranea la borghesia, vieppiú aperta alle necessità nuove.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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