.. marxisti; per altri di un mero canone storiografico oppure di un insieme di osservazioni e di previsioni tendenziali non degne di assurgere al rango di filosofia. Una piccola torre di Babele che ha permesso a tesi e a correnti contraddittorie di ornarsi della paternità illustre di Marx, alimentando una polemica ognora piú sterile e inconcludente.
Per noi, della generazione successiva, venuti al socialismo e al marxismo attraverso tutta una letteratura critica e con la precisa nozione di una somma grandiosa di esperienze, ciò riesce tutt’altro che nuovo e non suscita né smarrimenti né crisi. Ma per i vecchi conformisti del tempo, usi a ragionare solo e sempre con la mediazione marxista, fu una mezza rivoluzione spirituale. Essi non potevano adattarsi a rivedere quel patrimonio intellettuale che aveva formato la gloria della loro giovinezza; e anche quando convenivano nel loro intimo della necessità di una sia pur cauta revisione, si sentivano rattenuti, prigioni della propaganda iniziale, necessariamente mitica secondo il bisogno delle folle ancor vergini. Di fronte alla frana cosí minacciosa reagirono energicamente col Kautsky alla testa. Sostenuti dal conservatorismo ideologico e, piú che ideologico, fraseologico, dei militanti presso i quali immenso era il prestigio di Marx, accusarono i revisionisti di attentare al mito, compromettere i fini ultimi, cancellare ogni sostanziale differenza col radicalismo borghese, spegnere la fede e l’entusiasmo delle masse col rimandare alle calende greche la possibilità della emancipazione integrale, condividere le critiche interessate degli scrittori «borghesi», dando cosí nuova vita a quelle correnti degenerate del socialismo piccolo borghese, già tanto aspramente fustigate da Marx.
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