Il popolo, corrotto da servitú secolari, rimasto estraneo a tutto il processo del Risorgimento, galleggiava al livello della sussistenza fisica e morale. Difettava nel cittadino, costretto a una lotta asprissima con la natura, il senso primordiale della dignità e della libertà, e la adesione attiva, per via di lunghe esperienze e fecondi contrasti, alla vita collettiva. La stessa élite intellettuale del tempo, ricca di valori originali, era viziata da una educazione prevalentemente letteraria ed era costretta, dai troppo chiusi e miseri quadri provinciali, ad una vita stentata. Economia, psicologia, tradizione, tutto opponevasi ad una comprensione piena e ad una fruttuosa applicazione del socialismo marxista.
Garibaldi assertore del materialismo storico, ecco il socialismo marxista trasportato in Italia! Garibaldi è l’ultima generazione romantica, l’epigone di quella larga schiera di giovani che si ricollegavano idealmente alla epopea del Risorgimento, il combattente di tutte le «cause» da Roma a Digione a Domokos, dove morirono volontari socialisti, il prototipo dell’italiano generoso, ribelle, squattrinato ed utopista, che a vent’anni sputa sul mondo e sulla vita che non gli concedono la degna causa per la bella morte.
Il materialismo storico è Marx, la scienza, la sapienza, la disciplina tedesca, la ragione armata di tutti i diritti, Bentham e Ricardo, Feuerbach e Hegel, l’economia classica e l’aritmetica utilitaria, il determinismo e la dialettica; ma piú ancora che Marx è il quadro dell’Inghilterra vittoriana, industriale e potente, che avea fornito a Marx gli elementi induttivi per la sua costruzione.
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