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      Per diventare azione – sosteneva Croce – esso abbisognava di una serie di complementi etici e sentimentali, di giudizi morali ed entusiasmi di fede: e giustamente criticò l’assurdo relativismo morale professato dai socialisti. Egli smantellò le posizioni Loriane, tanto in voga in Italia negli ambienti socialisti, corresse arditamente alla luce della filosofia idealistica la teoria della lotta di classe (la storia è lotta di classi quando vi sono le classi e hanno coscienza dei loro interessi antagonistici), e recò una serie di classici saggi alla comprensione e alla critica della teoria del valore, a cui negò giustamente valore scientifico.
      La revisione crociana, che il suo autore stranamente si ostinò a considerare pura e semplice interpretazione, anticipò in sintesi quasi tutti gli svolgimenti posteriori della critica marxista in Italia e all’estero; e, specie dopo il 1900, contribuí ad allontanare dal movimento, ancora ufficialmente aderente al vangelo marxista e materialista, non pochi elementi di élite. Mentre, in ragione stessa della sua arditezza, del suo carattere non sistematico, e soprattutto della non ortodossa sua provenienza, non incise, come logicamente avrebbe dovuto, lo stato maggiore socialista. Nessuno parve anzi preoccuparsi delle ripercussioni che quel forte pensiero avrebbe avuto sui giovani; nessuno si attentò a rispondere al critico suggestivo e dissolvente; era idealista... e tanto bastava. E cosí avvenne che i suoi scritti, diffusissimi in Italia, siano restati a tutt’oggi inconfutati, probabilmente perché inconfutabili.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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