In breve, si tratta di erigere un bilancio del marxismo in rapporto al movimento socialista.
Il compito è urgente, urgentissimo. Particolarmente in Italia. Da troppi anni le posizioni ideologiche del socialismo si sono cristallizzate rompendo con la pratica. Siamo oggi ancora a Bernstein, alle posizioni e alle discussioni del ’900. Mentre il mondo, dal ’900 ad oggi ha, piú che camminato, precipitato. È sorto, o si è fatto formidabile, il moto operaio; i partiti socialisti stanno trasformandosi in partiti di governo e sono sulla via di strappare maggioranze; la democrazia politica è ormai patrimonio non esclusivo ma certo fondamentale delle masse lavoratrici; lo Stato è andato perdendo progressivamente il suo carattere di classe; l’economia borghese si è andata organizzando e razionalizzando; la ricchezza è moltiplicata, anche per le classi operaie; una guerra e una rivoluzione immani sono sopravvenute fornendo formidabili esperienze nuove... Tutto è mutato intorno a noi. Tutto, fuorché il programma e l’ideologia socialista, che si vorrebbero sbocciate complete e perfette nei secoli, per opera del profetico genio di Marx.
La scissione comunista in tutto il mondo ha certo concorso non poco a chiarire la fisionomia socialista, se non altro per la necessità reciproca di distinguersi e di affermarsi su posizioni del tutto autonome; ma il chiarimento fu tutto d’ordine pratico e polemico, imposto dalle circostanze, e non vi corrispose davvero una egualmente chiara sistemazione ideologica.
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