In verità cosí era. Da quel giorno il marxismo perse l’attributo socialistico. Ma un risultato cosí paradossale non era davvero dichiarabile, data la strettissima identificazione che si era ormai abituati a fare tra socialismo e marxismo. Caduta la conclusione socialista, bisognava reintrodurre il socialismo nelle premesse. Ed ecco i revisionisti affannarsi a far posto nel materialismo storico al momento della libertà, ad una visione attivistica del processo storico. Ed ecco sorgere o risorgere la teoria del rovesciamento della praxis. La quale non è in sé socialista, non contiene nulla che accrediti una soluzione socialista. Ma facendo posto alla volontà umana nella storia, fa posto al socialismo. È chiaro però che il rapporto tra materialismo storico e socialismo veniva ad essere capovolto. Ciò che per l’innanzi costituiva una conclusione necessaria diventa ora una premessa eventuale. I revisionisti hanno fatto a ritroso il cammino di Marx e dalla scienza socialista sono tornati alla fede, cioè alla posizione delle scuole premarxiste.
È appena necessario dire che di questo capovolgimento non hanno avuto chiara coscienza; e hanno continuato a sostenere assurdamente il marxismo come la teoria socialista per eccellenza facendo del principio del rovesciamento della prassi il pilastro essenziale del loro socialismo. Col melanconico risultato che non appena il socialista approfondisce i fondamenti teorici della sua posizione sente sfuggirsi il terreno sotto ai piedi e si trova ad oscillare tra il vuoto e il dogmatismo.
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Marx
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