Una concezione politica che voglia derivarsi dalle posizioni del materialismo storico deve far proprie, giustificare e comprendere assieme e la funzione conservatrice borghese e la funzione rivoluzionaria proletaria, ponendosi sempre sulla diagonale delle forze.
Io reputo sterile il tentativo di voler collegare troppo strettamente le posizioni filosofiche con quelle pratiche. Ma se questo collegamento si vuol fare per la teoria del materialismo storico, con la interpretazione revisionista non è nel socialismo che si sbocca, ma in pieno liberalismo. In un liberalismo piú concreto e realistico, che guarda alla sostanza del moto sociale e alla dialettica delle cose, che identifica con maggior precisione e realismo gli agenti del progresso, le forze animatrici del movimento, che fa i conti con i gruppi e con le classi e che oggi, in questo stato sociale, con questa forma di produzione, questa psicologia, questi bisogni, questa sedimentazione ideologica, dà un posto preminente al problema sociale, alla lotta tra proletari e capitalisti,
Col revisionismo viene dunque meno quello che era il carattere distintivo del sistema marxista: cioè la dimostrazione obbiettiva e rigorosa di una soluzione socialista.> Dal marxismo si passa al revisionismo, e dal revisionismo al liberalismo. Queste tappe sono fatali. Già Bernstein, trent’anni fa, lasciò intendere che questa sarebbe stata la conclusione. Il moto socialista è tutto, egli disse, e il fine è nulla.
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Bernstein
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