Nel migliore dei casi il fedele lettore della bussola storico-materialistica riuscirà a tracciare una rotta virtuale, non una rotta reale: quella rotta cioè che la società seguirebbe rebus sic stantibus, con questo grado di tecnica, di rapporti sociali, cultura, ideologia, sensibilità, ecc.. Quindi una previsione generica ed errata incapace di fornire serio aiuto nell’azione concreta.
E magari fosse sempre una proiezione del presente nel futuro! Che troppo spesso invece si tratta di una proiezione del passato nel futuro, di quel passato sulle cui esperienze Marx, ottanta anni fa, costruí il suo sistema e le sue previsioni.
Ma l’affidarsi alla bussola storico-materialistica è per dei socialisti anche una contraddizione. Essi vorrebbero portare una coscienza tutta critica e razionale nel moto, e nel metodo che presiede al moto, e non nel fine. Il quale fine, il socialismo, postulano sentimentalmente e spesso in modo affatto dogmatico in base a un principio di fede. Se vogliono applicare una visione critica comincino coll’applicarla al fine, e poi al metodo. Scomodare tutta la filosofia per decidere questioni pratiche che l’empiria e il buon senso son chiamati a risolvere, salvo poi guardarsi bene dal conservare questa coscienza critica quando si tratti dei massimi problemi finalistici del socialismo, è un grottesco bello e buono.
Ma il colpo di grazia alle posizioni del socialismo marxista non è venuto peraltro dalla teoria. In teoria tutte le tesi, anche le meglio fondate, sono opinabili; e tutte le soluzioni possono riuscire accettabili.
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