Il Paradiso è vietato alla generazione rivoluzionaria. Essa lavorerà e si sacrificherà per i figli. Ma – e qui sta il punto cruciale – la massa proletaria in Russia è andata incontro ai sacrifici coscientemente? Quando gli operai conquistarono le officine intuivano che cosa li avrebbe attesi? E se lo avessero intuito, se avessero avuto dinanzi ai loro occhi – come hanno invece oggi gli altri proletariati dopo la loro esperienza – il quadro inenarrabile delle sofferenze avvenire avrebbero sostenuto attivamente il movimento rivoluzionario, il partito della socializzazione integrale e subitanea? Per rispondere sí, bisogna ammettere che la classe operaia russa fosse dotata di una sublime forza morale, di una eroica volontà di immolazione – propria in genere solo di pochi spiriti privilegiati –, avesse insomma aderito ad una concezione della vita risolutamente antitetica a quella che instilla il marxismo. Il che torna a dire che dopo l’esperienza russa non sarà piú consentito ai facili propagandisti della rivoluzione di muovere e commuovere le masse con la visione del paradiso comunista a portata di mano. Dovranno ripetere il proclama di Garibaldi innanzi Aspromonte – io vi prometto fame, dolori, morte – e, abbandonando la vecchia piattaforma marxista, fare appello prima e soprattutto alle idealità morali.
Capitolo V: il superamento del marxismo
Il titolo del capitolo non deve trarre in inganno.
Quando noi diciamo che Marx è superato non intendiamo davvero dire con questo che nulla rimanga di vivo e di vitale del suo pensiero.
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