Coloro che si ostinano a contestare il carattere intrinsecamente materialistico, deterministico, edonistico del marxismo, e si dànno a ogni sorta di sforzi interpretativi per dimostrarci che l’umanismo marxista lascia posto ad una valutazione etica, bisogna bene riconoscano che per lo meno nella propaganda la posizione marxista corre fatalmente alla degenerazione: l’inevitabile equivoco che si stabilisce tra propagandista e propagandati fa sí che questi ultimi, nonostante tutte le riserve e gli avvertimenti, valorizzino, nel corpus dottrinario marxista, soprattutto gli aspetti piú volgari, unilaterali ed erronei che piú facilmente si riconnettono alla loro sensibilità inferiorizzata; cioè quelle famose «scorie» (determinismo economico, catastrofismo, teoria del plusvalore) che i revisionisti invano si sforzano di eliminare. Basta avere assistito a conferenze di propaganda marxista per comprendere qual sorte sia riserbata ad esempio al meschino che si proponga di spicciolare una concezione cosí cerebrale e complessa come la teoria della prassi che si rovescia. Io vi assistetti e ne rimasi erudito. Ora è chiaro che il marxismo che a noi veramente interessa, non è il marxismo piú o meno puro di una eletta di iniziati, ma quello spurio dei gregari. Ciò che conta, in ultima analisi, è quel tanto di verità, di stimoli, di idealità, che si riesce, con l’ausilio di una dottrina, a far giungere a una massa. Il marxismo non è la dottrina della contemplazione platonica. È la dottrina del moto proletario.
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