I comunisti sono oggi ciò che erano i socialisti cinquant’anni fa, con questa differenza: allora la massa era ineducata ed estremamente miserabile, mentre oggi solo una parte lo è ancora.
Nella misura in cui il progresso economico e l’educazione politica di questa parte, ancora notevole, potranno realizzarsi, il movimento comunista perderà di forza, e il movimento socialista potrà liberarsi dai suoi residui utopistici.]Anche per i socialisti, l’ultimo e solo fine appare l’uomo, l’individuo concreto, cellula prima e fondamentale; ovvero la società, ma solo in quanto con questo nome si designi un aggregato di individualità e si abbia riguardo al maggior numero. Ché la società in quanto organizzazione, è mezzo a fine, è strumento al servizio degli uomini, e non di entità metafisiche, siano esse la Patria, o il Comunismo. Non esistono fini della società che non siano, al tempo stesso, fini dell’individuo, in quanto personalità morale; anzi questi fini non hanno vita se non quando siano profondamente vissuti nell’intimo delle coscienze. La giustizia, la morale, il diritto, la libertà non si realizzano se non per quel tanto che si realizzano nelle singole individualità. Uno Stato giusto non è quello le cui leggi si ispirano a un astratto criterio di giustizia, ma quello in cui i suoi componenti si ispirano nella loro attività concreta a una regola di giustizia. Uno Stato libero vuole prima e soprattutto uomini liberi. E uno Stato socialista spiriti socialisti. Io non esito a dichiarare che la rivoluzione socialista sarà tale, in ultima analisi, solo in quanto la trasformazione della organizzazione sociale si accompagnerà ad una rivoluzione morale, cioè alla conquista, perpetuamente rinnovantesi, di una umanità qualitativamente migliore, piú buona, piú giusta, piú spirituale.
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