La universalità del fine, ecco ciò che assicura del valore etico. Ora la rigida contrapposizione di classe può da sola dare ai proletari l’intuizione del valore universale, etico, del socialismo? È per lo meno dubbio. Per le masse, non accostumate a queste proiezioni nei cieli della filosofia, è probabile che il linguaggio strettamente classistico determini un abbassamento, una contaminazione del fine. Il concetto di classe sorge in loro piú da una comunanza di interessi e di destino, che di ideali. La classe è, nel fatto, qualche cosa di palpabile, di distinguibile dalla umanità tutta quanta. Difficile per chi ne fa parte e partecipa alle sofferenze connesse alla sua appartenenza, idealizzare la classe sino a comprendervi, in uno slancio idealistico, l’umanità intera. È interessante a questo proposito notare come i laburisti si siano sempre rifiutati di fare della lotta di classe quel punto programmatico assoluto che invece tipicamente contraddistingue i partiti socialisti continentali. Essi non fanno attore il solo proletariato, ma la società, che tutta e in tutte le sue parti si sforzano di trasformare. E ciò tanto piú facilmente perché il concetto della separazione di classe non è e non può essere, tra gli inglesi, cosí assoluto come da noi, per il sussistere di un patrimonio religioso e morale comune tra uomini di classi diverse.
Il De Man va cosí oltre nella sua dimostrazione, da negare addirittura l’importanza del fine ultimo, in sé considerato; o da riconoscergliela solo per quel tanto che esso fine riesce a vivere attualmente.
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De Man
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