«È il movente presente, e non il fine futuro – egli scrive – il solo decisivo. Ciò non implica nessuna negazione del fine finale; perché questo, per quel tanto di valore che ha, è rappresentato allo stato di motivo nel movente attuale; ora esso, in questo caso, non vale se non quello che valgono le azioni che esso determina. Io sono socialista – egli conclude – non davvero perché creda a una visione socialista dell’avvenire piuttosto che a quella di un qualunque altro ideale, ma perché sono convinto che il mobile socialista rende gli uomini piú felici e migliori». Egli esce a questo punto in una meravigliosa sentenza: «L’uomo non può calmare la sua nostalgia piú profonda, la vittoria sul tempo, che trasformando i suoi fini futuri in mobili attuali incorporando cosí un frammento dell’avvenire nel presente».
Proprio cosí. De Man ha detto bene e ha perfezionato, innalzandola, la famosa formula di Bernstein: il moto è tutto, il fine è nulla. Sí. Il moto socialista è tutto, in quanto però le volizioni, i motivi che vi presiedono siano tutti penetrati dal fine socialista. Il fine vive cosí nelle nostre azioni presenti. Ciò equivale a dire che il socialismo non è un ideale statico e astratto, che potrà un giorno compiutamente realizzarsi. È un ideale limite irraggiungibile che si realizza per quel tanto che riesce a permeare la nostra vita.
Il socialismo, piú che uno stato esteriore da realizzare, è, per il singolo, un programma di vita da attuare.
Capitolo VI: socialismo liberale
La lenta ma fatale erosione del socialismo marxista non si è accompagnata, purtroppo, ad un vigoroso sforzo ricostruttivo.
| |
Man Bernstein
|