Ma qui occorre distinguere, e ricordare che una cosa è il concreto moto socialista, un’altra cosa il suo programma, anzi il suo vecchio programma. Quel che si vuole qui sostenere è che il moto socialista, per i suoi effettivi moventi e i risultati che sino ad ora ha avuti nello sviluppo sociale, esercita ordinariamente oggi, nella concreta società in cui viviamo, una indubbia funzione liberale. Il proletariato può dichiarare nei suoi programmi ciò che vuole; ma, sino a tanto che esso continuerà a trovarsi in una situazione di inferiorità morale e materiale e sentirà prepotente il bisogno di liberarsene, e, nel liberarsene, farà uso di mezzi, di strumenti adeguati, cioè posti sulla via del progresso, compierà – lo voglia o non lo voglia, lo sappia o non lo sappia – opera sostanzialmente liberale. Nessuno può negare che in tutti i paesi il moto operaio abbia dato prova, passato il periodo di disperata ribellione degli inizi, di una notevole comprensione delle esigenze del progresso. Non solo esso non lotta piú contro la introduzione di metodi piú perfezionati di produzione e contro le macchine, ma arriva addirittura a reclamarne la introduzione, ben comprendendo che le possibilità di miglioramento e di ascensione sono strettamente collegate a una piú alta produttività sociale. <Marx ha sempre ammonito i socialisti che la società socialista non sorgerà da una riforma interna della società capitalistica, del suo sistema di distribuzione, ma dalla evoluzione delle forze di produzione.
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Marx
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