Prima ancora di essere un sistema di meccanica politica, esso vuol essere una sorta di patto di civiltà che gli uomini di tutte le fedi stringono fra loro per salvare nella lotta gli attributi della loro umanità. Per quanto non sia suscettibile di definizione rigida, si può dire che si concreti nel principio della sovranità popolare, nel sistema rappresentativo, nel rispetto dei diritti delle minoranze (in pratica nel diritto all’opposizione), nel solenne riconoscimento di taluni diritti fondamentali della persona definitivamente acquisiti alla coscienza moderna (libertà di pensiero, di riunione, di stampa, di organizzazione, di voto, ecc.), nel rinnegamento esplicito del ricorso alla violenza.
Il metodo liberale di lotta politica non tollera attributi; esso non è e non può essere né borghese né socialista, né conservatore né rivoluzionario, per quanto la sua natura lo porti a favorire le forze del progresso. Vincolo anteriore ad ogni tendenza politica, richiede in coloro che vi accedono, la fede nella ragione, il rispetto sacro dell’uomo, il riconoscimento di una sfera invarcabile di autonomia nel cittadino, la convinzione radicata che nulla di saldo e durevole si edifica con la forza brutale, ancorché posta al servizio di grandi ideali. Come tutti gli strumenti perfezionati, esso implica naturalmente un alto grado di civiltà; anzi, è il prodotto stesso della civiltà. Basta infatti il sabotaggio di una sola delle parti in giuoco per impedire il retto funzionamento del metodo.
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