Ciò non significa davvero rinuncia al finalismo socialista, ma solo rispetto per alcune forme essenziali di vita associata. Anche i socialisti dovranno impegnarsi a rispettare i diritti delle minoranze dissenzienti, il diritto di opposizione, a qualunque titolo compiuto. Col riconoscerlo non temano di apparire scettici o deboli. Al contrario. Nessuna fede è tanto solida come quella che non teme la critica degli avversari, e che anzi questa critica sollecita come stimolo e limite ad un tempo. Nessun partito, nessun movimento è tanto forte come quello che riconosce il diritto alla vita dei suoi avversari e che dichiara di non voler rinnegare, nel giorno della vittoria, lo spirito di quel metodo liberale che permise ad esso, da piccola debole minoranza, di crescere e di dominare.
Concludendo, se si chiedesse di illustrare in sintesi le conseguenze pratiche che sgorgano dalle osservazioni svolte nel corso di questi due capitoli, io mi esprimerei cosí:
Sinora l’azione socialista ebbe carattere prevalentemente economico. Ciò fu probabilmente necessario, giacché è utopia l’andar cianciando di morale, di autonomia spirituale, di doveri, di adesione e rispetto al metodo democratico, a chi versa nella miseria e riesce a malapena, con un lavoro logorante e abbrutente, a soddisfare i bisogni primari della vita. Conditio sine qua non è la conquista permanente di un grado relativo di benessere.
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