La stessa tesi socializzatrice non viene piú prospettata in termini puramente utilitari e produttivistici. La critica che dalle fila socialiste si leva contro la concezione tradizionale del socialismo accentrato e collettivista, documenta le esigenze nuove di autonomia e di libertà.
Il nostro compito deve consistere nello svolgere queste prime oscure intuizioni dell’anima proletaria, rivelandone tutto il grande valore ai fini di una revisione della impostazione teorica del moto socialista. Aiutare il proletariato a conoscer se stesso, rivelargli le vere cause e gli effettivi rimedi allo stato penoso di inferiorità psichica e sociale in cui versa, concretare in formule politiche il risultato di questo processo di introspezione nell’ordine collettivo. Insistere perché al movimento socialista sia sempre piú di guida un ideale di autonomia e di libertà. Spiegare che, affinché una rivoluzione sia fruttuosa, non basta la conquista dei centri di comando. Procedere non dall’alto al basso, ma inversamente. Concepire il socialismo non come risultato di imposizione di una minoranza illuminata, ma come risultato di persuasione attraverso una lunga catena di esperienze positive. Non avere troppa fede nelle leggi. Si possono fare tutte le leggi, ma se esse non sanzionano uno stato di fatto in via di affermazione e non riposano già sul costume, si risolvono troppo spesso in conati infruttuosi. Avere piú fede nelle proprie forze, lavorare, sperimentare, lottare, senza pregiudiziali e programmi troppo rigidi, solo conservandosi fedeli ad alcune direttive fondamentali.
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