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      Quando i marxisti rivendicano la libertà non lo fanno per il suo valore in sé, ma solo perché ritengono che essa favorisca il risveglio proletario e lo stesso sviluppo capitalistico. Posti cosí in contrasto tra il liberalismo nei metodi e l’illiberalismo del fine, è fatale che si sentano a disagio nella lotta per la libertà, e vi partecipano con una infinità di riserve, attenuazioni, sottili interpretazioni, che tolgono alla loro rivendicazione, utilitaria e transitoria, ogni forza di suggestione e di proselitismo. Come si fa infatti ad incitare la classe lavoratrice alla lotta rivoluzionaria in nome della libertà, quando nel momento stesso la si ammonisce che la libertà non esiste, che il metodo democratico è utile oggi ma potrà negarsi domani, che la lotta che facciamo non è, se non molto indirettamente, una lotta socialista? Una vera quadratura del circolo. Da che c’è storia non si sono mai fatte rivoluzioni coi valori relativi. La tattica, il calcolo, possono bensí alimentare una disputa accademica, non mai una battaglia nelle strade. Senza il balenio di un ideale supremo che permei nel profondo la sostanza e i fini della lotta attuale, senza una coscienza vivissima e abbagliante del valore dei beni pei quali si combatte, non si crea una temperatura rivoluzionaria. Finché i socialisti non affermeranno il valore assoluto, in sé, del clima liberale, delle istituzioni democratiche, delle stesse concrete libertà di stampa, di riunione, di pensiero, saranno impotenti ad affrontare vittoriosamente la lotta per la libertà.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184