Trattenuto da mille perplessità anche per questo motivo si spiega come il socialismo italiano, nonostante disponga delle leve massime per determinare una sollevazione antifascista, non sia riuscito ancora a ottenere un serio risveglio tra le masse. Gli manca la fede profonda nella libertà, e si consuma nella contraddizione tra mezzo e fine.
La superiorità della posizione socialista liberale delineata nel capitolo precedente, pare a me che stia in ciò: che per essa noi ci sentiamo perfettamente a posto in questa lotta per la libertà, che in nulla dobbiamo rinunziare o transigere sul nostro programma, prendendo a prestito motivi propri alla ideologia borghese. Per noi il mito della libertà impregna tutto il nostro programma, perché anche le piú avanzate trasformazioni sociali, le sollecitiamo e le giustifichiamo in nome di un principio di libertà: di libertà piena, effettiva, positiva, per tutti gli esseri umani, in tutti gli aspetti dell’esistenza. Libertà politica e spirituale oggi, perché costituisce la premessa, lo strumento, l’atmosfera indispensabile per la nostra battaglia, anzi un momento immanente della nostra battaglia; e libertà, autonomia nell’economia e nello Stato, domani. Libertà come mezzo e come fine. Lottiamo per il mezzo – il metodo democratico – in quanto esso è tutto penetrato dal fine. La nostra posizione non è che lo svolgimento logico, sino alle ultime conseguenze, del principio di libertà. Il socialista liberale non ha programmi da sospendere, dottrine da tenere in riserva, rivendicazioni da sottacere, perché in contrasto con la impostazione attuale della lotta.
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