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      Pare a me di scorgere una mirabile armonia, una perfetta rispondenza tra fini e mezzi, tra pensiero e azione, tra lotta di oggi e lotta di domani. E mai come oggi – in cui ogni parvenza di libertà è morta in Italia – io sento la suprema bellezza di una lotta che si svolge intorno ai principî primi della nostra vita e della nostra fede.
      Si leva a questo punto la voce del «praticone», del vecchio socialista positivo, realista, ad annunciarci che questi son tutti bei sogni di poeti e di intellettuali; che l’ideale di una lotta per la libertà può animare contro il fascismo solo una piccola minoranza di aristocratici; che la massa, oppressa dal problema del vivere e abituata a guardare al sodo, all’utile, al positivo, si muoverà solo per ragioni economiche; che se le sorti della battaglia antifascista potessero dipendere dall’azione di infime minoranze avremmo forse ragione noi; ma dipendono invece dalla riscossa della massa e quindi è ai bisogni e alla psicologia della massa che è necessario riferirsi; che dunque occorre dare alla opposizione al fascismo un fondamento soprattutto economico, dimostrando che in tanto si reclama la libertà in quanto solo con la libertà i lavoratori vedranno migliorare le loro condizioni di vita e rispettati i loro diritti fondamentali.
      In questo ragionamento, in apparenza suadente, si cela una gravissima debolezza ed una contraddizione. Nessuno evidentemente nega la necessità di spiegare in termini positivi il contenuto e le conseguenze della lotta per la libertà, apportatrice di maggiore benessere, di piú pane e di piú companatico.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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