Quando si dichiara la massa incapace di affermare, sia pure attraverso rozze e primitive intuizioni, il valore della lotta per la libertà, si dichiara l’uomo chiuso ad ogni istinto che non sia di natura strettamente utilitaria; ma si taglia contemporaneamente alle radici ogni sogno di palingenesi e di redenzione sociale e si scuote la stessa fede negli istituti democratici, fede che è fondata sulla tesi di una fondamentale identità degli uomini e su un ragionevole ottimismo nell’uomo.
Oppongono i moderni utilitari che è solo nella misura in cui si riescono ad emancipare gli uomini dalla schiavitú dei bisogni materiali che sorge l’apprezzamento per i valori ideali. Ma il ragionamento è falso e pericoloso assieme. Falso, perché per il passato, quando il livello medio di esistenza era infinitamente inferiore all’attuale e la pressione dell’ambiente assai superiore, si ebbero giganteschi fenomeni di esaltazione collettiva per cause religiose, politiche, sociali, che non si spiegano assolutamente col solo motivo economico. Pericoloso, perché ciò equivarrebbe a riconoscere che la borghesia, che è dotata di assai maggiore autonomia economica del proletariato, dovrebbe essere assai piú disposta alla professione di fedi disinteressate. Il che, è quasi ozioso dirlo, urta clamorosamente con la verità e con tutto il pensiero socialista.
In verità la massa non è vero sia negata ad ogni appello che faccia leva su motivi non strettamente utilitari. Nella vita di tutti gli uomini, anche i piú poveri, anche i piú abbrutiti, c’è posto per momenti di riscatto e di catarsi.
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