Se lungo il suo glorioso cammino il socialismo ha subito questo brusco colpo d’arresto, ciò non significa che lo si potesse evitare o che i socialisti ne portino colpa. È l’alterna vicenda della lotta tra proletariato e borghesia. Se la reazione ha vinto non è per gli errori commessi dai suoi avversari, ma per gli immensi progressi compiuti e consolidati; progressi che han determinato la reazione con la stessa fatalità con cui la condensazione atmosferica determina la pioggia. Nulla perciò di sostanziale da rivedere. Attendere, sperare, e riprendere coraggiosamente il cammino a via di nuovo aperta. Il fascismo non è che un episodio, I vinti di oggi saranno i vittoriosi di domani.
Non cosí la pensa la nuova generazione. I giovani non amano le comode autoassoluzioni col ricorso a un determinismo a posteriori. Essi pretendono un virile esame delle cause della sconfitta, un serio processo di revisione e di autocritica. Credenti nel ruolo della volontà umana nella storia, non son disposti ad attribuire la sconfitta alla inimicizia degli dei o al ritmo delle forze produttive. Essi sentono chiaramente che il fascismo è ormai una esperienza che lascerà il suo solco nella vita italiana; non può trattarsi alla stregua di un mero accidente o di una semplice parentesi sospensiva. Combatterlo non significa annullarlo. Anzi, tanto meglio lo si combatte e lo si supera, quanto meglio lo si è compreso. Comprendere è superare. Il fascismo è quasi del tutto sfornito di valori costruttivi; ma ha un valore di esperienza, di rivelazione degli italiani agli italiani, che non può trascurarsi.
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