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      Pur non risolvendoli o risolvendoli male, il fascismo inoltre ha sollevato problemi che non si possono ignorare. Il problema dei rapporti tra socialismo e nazione, il problema del governo in regime di democrazia, il problema dell’autonomia politica, si porranno, a fascismo caduto, con una intensità e uno stile affatto nuovi.
      Ma piú ancora che l’esperienza fascista – tremendamente negativa, ma pur sempre incisiva – il deciso rinnovamento sarà imposto al movimento socialista dall’esistenza delle nuove generazioni con le quali sarà necessario prepararsi a fare i conti. Lo stesso prolungarsi del fenomeno fascista – che vieta sotto qualsiasi forma un allacciamento al passato – e le fondamentali esperienze della guerra e dopoguerra, hanno creato nei giovani una mentalità nuova e un penoso distacco cogli elementi della vecchia generazione. Questo distacco è di tutti i tempi e di tutti i luoghi; ma la guerra lo ha reso in Europa piú acuto; e in Italia – per le ragioni accennate nel capitolo sul socialismo italico – addirittura drammatico. [Per chi alla guerra partecipò nel fiore degli anni, o nella sua arroventata atmosfera si formò, la guerra è il tragico punto di partenza, la cresima, la impronta indelebile. Per noi, innanzi il ’14, non v’è storia vissuta, ma solo storia appresa sui libri, che non suscita in noi echi profondi. Per i nostri vecchi, invece – tolto qualche raro spirito eternamente giovane – il fulcro della loro vita utilmente vissuta è tutto compreso nel venticinquennio 1890-1915. Dopo vengono le tenebre.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184

   





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