In Italia seguirà altrettanto. È desiderabile che questo movimento sia consapevole, cioè preveduto e voluto, e non appaia dettato dalle circostanze; e si accompagni a un serio sforzo di rinnovamento ideologico. Il marxismo non può piú aspirare a conservare il ruolo che ebbe per il passato. Se continuasse ad esercitarlo ciò avverrebbe per pigrizia e insincerità. Nessuno, piú, tra i capi socialisti, aderisce intimamente al marxismo; o, se vi aderisce, lo fa con tali riserve e distinzioni da togliergli gran parte del valore pedagogico e normativo. Queste cose vanno dette, alte e forti, senza tema di provocare disincantamenti. E chi non si sente di dirle tolleri in buona pace che altri le dica, senza per questo espellerlo dal socialismo. Bisogna farla finita coll’assurdo timore reverenziale verso tutto ciò che si riferisce a Marx. Dissociare – o per lo meno concedere che si possa dissociare – socialismo e marxismo, riconoscendo nel marxismo una delle molteplici e transeunti teorizzazioni del moto socialista; di un moto che si afferma spontaneamente e indipendentemente da ogni teoria, e che riposa su motivi e bisogni elementari dell’uomo.
Tocco un punto che reputo fondamentale. Si parla di libertà, ci si batte per la libertà. Ma la prima libertà che occorre instaurare è quella all’interno del movimento, rompendo le incrostazioni dogmatiche e i grotteschi monopoli. Il moto socialista deve avere la coerenza di applicare prima di tutto a se stesso le regole ideali che lo ispirano nella riforma della società tutta quanta.
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