Guai a legare un moto dallo svolgimento secolare e dalla molteplicità insopprimibile dei motivi, a un dato credo filosofico. Guai a voler fissare, come altra volta si fece, una filosofia «ufficiale» del socialismo. Significa o far sorgere tanti socialismi quante sono le correnti o, ipotesi piú verosimile, inceppare, inaridire, isolare il movimento. Significa non rendersi conto della straordinaria complessità e intensità di vita del mondo moderno, dove continuo è l’alternarsi delle posizioni, delle scuole, dei metodi, dove rapidissimo è il logoramento di credenze ritenute incontrovertibili, dove neppure si concepiscono posizioni di riposo. Significa soprattutto dimenticare che l’onda del pensiero, della scuola, dei gusti culturali è assai piú corta e frastagliata dell’onda del moto sociale e socialista; o che per lo meno l’una non coincide con l’altra. Le premesse da cui scaturisce il moto socialista sono cosí elementari ed universali da non implicare nessuno specifico e necessario rapporto con questa o quella filosofia. Una vera filosofia, appunto perché filosofia, potrà sempre giustificare, secondo i casi, e la conservazione e la rivoluzione e la restaurazione. Il caso di Hegel prova per tutti.
La impossibilità, oltre che l’errore, di legare il grande moto socialista a un determinato indirizzo teoretico e, in particolar modo, all’indirizzo marxista, si rivela chiaramente attraverso l’analisi del socialismo contemporaneo. Esso non solo si va emancipando dalla servitú marxista, ma, col crescere in estensione e profondità, si viene colorando in modo diverso nei rispettivi ambienti nazionali.
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Hegel
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