Il partito laburista – geniale sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della giustizia e del lavoro – pratica la lotta di classe, ma si è sempre rifiutato di elevarla a supremo canone tattico. Esso mira alla riforma graduale e pacifica della società tutta quanta, senza tragiche opposizioni e soluzioni di continuità. Non intende il socialismo britannico e il fiasco che vi hanno incontrato tutte le correnti a tipo continentale – da Rousseau a Lenin – chi non ponga mente, oltre all’insularità, al cemento religioso che lega tutti i britanni. L’interesse che tutti portano ai problemi dello spirito favorisce la mutua comprensione e tolleranza, e delimita strettamente la divisione e l’urto di classe nella sfera materiale, ammortizzandola. La Camera dei Comuni vede spezzarsi i partiti e ricomporsene dei nuovi, indipendenti dal criterio economico, non appena debba discutere di questioni religiose...
I socialisti italiani – parlo specialmente dei leaders politici – nel loro zelo internazionalistico e nella loro pedissequa accettazione dei canoni marxistici (il marxismo ignora le frontiere e conosce solo la classe), hanno invece troppo spesso forzate le caratteristiche inconfondibili dell’ambiente e della storia italiana. Pisacane, Cafiero, Ferrari, Mazzini) fu quasi del tutto trascurata. Se non fosse per il movimento sindacale e cooperativo che viene arricchendosi, specie nelle campagne, di magnifiche originali esperienze, bisognerebbe quasi negare al socialismo politico italiano ogni seria aderenza alla vita italiana.
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