La guerra ha dimostrato di quale forza il mito nazionale sia dotato. Popoli nolenti sono stati lanciati contro popoli nolenti in una guerra atroce durata degli anni, senza che nei paesi democraticamente organizzati si sia verificato un solo serio tentativo di ribellione. E piú che il mito vale troppo spesso il pregiudizio nazionale. Basta una partita di football o uno scontro pugilistico, ahimè, per dimostrare quanto può sulle masse, anche le piú disincantate, l’istinto patriottardo. Esse si trovano in una fase ancora primitiva e pericolosissima di patriottismo che le rende facili prede d’ogni avventura che si ammanti del falso orpello dell’onore nazionale et similia. Se i socialisti, pur di combattere queste forme primitive o degenerate o interessate di attaccamento al paese, si ostineranno a ignorare i valori piú alti della vita nazionale, non faranno che facilitare il giuoco delle altre correnti che sullo sfruttamento del mito nazionale basano le loro fortune.
II. La pratica.
Il socialismo italiano ha bisogno – che dico? – necessità estrema di un bagno di realismo, di una piú intima presa di contatto col paese, rinunziando alla mediazione per troppi lati deformatrice dello schema marxista. Indubbiamente la teoria materialistica della storia rese inizialmente preziosi servigi col reagire alle considerazioni troppo formalistiche e unilaterali del processo storico; ma, esaurito il suo compito critico, e costretta a servire troppo pedissequamente una tesi preconcetta, finí per condurre a sua volta ad esagerazioni funeste.
| |
|