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      Assai piú spesso che non si creda il realismo dei marxisti è un falso realismo. Esso inganna sul peso delle varie forze in giuoco, sui loro rapporti relativi e soprattutto sullo svolgimento storico cui assegna un tema e uno sbocco fissi. Il socialismo marxista ha superato l’utopismo nel fine, rinunciando ai piani di società perfette: ma lo ha trasportato nello svolgimento. Lo svolgimento deve essere sempre necessariamente verso forme di economia collettiva, attraverso una esasperazione progressiva dei contrasti di classe. Variazioni sostanziali nel programma non ne contempla, o, se si verificano, tutto lo sforzo è diretto a svalutarle riducendole al rango d’eccezione. La storia è un gigantesco dramma a tesi, a ruoli obbligati. L’attenzione del socialista marxista è sempre polarizzata sui problemi del capitalismo industriale. Le uniche forme veramente legittime di produzione sono quelle della grande industria razionalizzata e della grande agricoltura razionalizzata. L’unica categoria lavoratrice all’altezza dei tempi è il salariato. Popolo e salariato sono sinonimi nel pensiero marxista. Le altre forme di produzione e le altre categorie lavoratrici sono forme e categorie anfibie, transitorie, retaggio di un mondo economico destinato a scomparire rapidamente; il marxista le considera già sin d’ora come acquisite, assorbite dal grande capitalismo e dall’esercito proletario. Solo il salariato dell’industria è il degno milite della battaglia socialista, perché egli solo può assurgere a una perfetta coscienza di classe e dei suoi compiti rivoluzionari.


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Socialismo liberale
di Carlo Rosselli
pagine 184