Sombart prevede che nell’avvenire coesisteranno, accanto a economie di tipo capitalistico, economie cooperative, collettiviste, individuali, artigiane, e la piccola proprietà rurale. Egli pensa – e qui si può discutere – che il capitalismo dominerà ancora a lungo importanti rami della vita economica, specie quelli che ancora si trovano in uno stadio di rivoluzione tecnica, e quelli che sono rivolti alla fabbricazione di prodotti complicati. Ma egli per primo prevede notevoli modificazioni. È probabile che il capitalismo debba rinunciare alla sua egemonia, sottomettendosi sempre piú a limitazioni e interventi da parte dei pubblici poteri; mentre si andranno estendendo le forme di economia regolata, nelle quali il principio del soddisfacimento del bisogno prevale sul principio del lucro. Queste grandi imprese non dominate dai capitalisti si affermeranno soprattutto là dove il bisogno è stabilizzato, la tecnica della fabbricazione è uscita dallo stadio rivoluzionario iniziale, e quindi la vendita e la produzione si aggirano su vie ben note; onde sempre piú superfluo diviene lo spirito d’iniziativa.
Questa concezione cosí variegata della vita economica del prossimo avvenire, è assai meno brillante di quella di Marx, ma è assai piú rispondente alle linee su cui si sviluppa effettivamente la realtà attuale. Si potrà discutere sulla rapidità della evoluzione, sul peso delle forme rispettive, e sul grado dell’intervento; ma non sui fenomeni in sé. I socialisti che vogliono incidere sul serio la realtà del loro tempo e influire su questa evoluzione, non possono continuare a isterilirsi in una critica a priori e lineare, contrapponendo alla evoluzione di fatto una evoluzione ideale che in nessun luogo, Russia compresa, si realizza.
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