Risulta cioè che, sulla base del programma e della tattica marxista, non si conquista una maggioranza in Italia. O rassegnarsi allo stato di minorità per un numero indefinito di anni e fors’anco di generazioni, o invocare la dittatura. I comunisti italiani, attaccati alla lettera del marxismo, sono logici al pari dei russi nel reclamare la dittatura della avanguardia del proletariato e la fine della libertà. Dove sono meno logici è quando pretendono di dare ad intendere che la loro dittatura risponda all’interesse di tutta la classe lavoratrice. Il mito socializzatore e il fato proletarizzatore non sorridono infatti a due terzi dei concreti lavoratori italiani. In questi settori l’appello comunista, e anche il socialista vieux style è fatale che risuoni a vuoto, salvo periodi di crisi e di orgasmo. Soprattutto in materia agraria i socialisti marxisti non sono mai riusciti ad interpretare le aspirazioni profonde della gran massa dei contadini italiani. Dominati da pregiudiziali politiche e da pregiudizi economici, essi finirono per infeudare tutto il movimento socialista agli interessi delle categorie operaie del Nord, sollevando le proteste vivacissime dei socialisti meridionali.
Ora i socialisti italiani debbono decidersi. Vogliono rimanere in eterno i rappresentanti specifici di una frazione del proletariato italiano, attendendo buddisticamente che l’evoluzione economica trasformi l’Italia in una Germania o in una Inghilterra con l’80 per cento di salariati industriali? Oppure vogliono mettersi in grado sin da ora, con un programma adeguato e realistico, di cattivarsi la fiducia di tutti, o per lo meno di una grande maggioranza dei concreti lavoratori italiani, onde attuare finalmene loro una politica decisamente favorevole agli interessi del lavoro, della pace e della libertà? Se essi tengono piú ai programmi che ai fatti, ai fini astratti che al moto, alle promesse mitiche che alle realizzazioni, non hanno che da proseguire per la vecchia strada: stiano pur certi che l’ora delle responsabilità positive di governo non suonerà mai per loro, o, almeno, per il loro partito.
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