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      Tutta l'arte de' ballerini in generale si riduceva alla capriuola. Non si trattava più di ballare, ma di andare in alto, e quegli che più s'approssimava al cielo del teatro passava per il più bravo. Il ballerino Sauter, per far vedere al pubblico la forza delle sue gambe, si propose in un gran ballo eroico, dopo aver fatto duecento capriuole ed altrettanti tours de jambes, di cadere in à plomb sul piede dritto, e di starvi per otto minuti in equilibrio, affine di dar tutto il tempo alla platea di battere le mani. Questi salti eran tanto pericolosi, che bene spesso in teatro succedevano grandi inconvenienti, e in quella medesima stagione a cui ci troviamo, nello stesso ballo della Morte d'Ercole, una divinità, facendo uno sforzo pantomimo, prese così male la sua misura, che si precipitò nell'orchestra, dove ruppe sei istromenti, disordinò quindici parrucche, gettò a terra il violino di spalla, cui poco mancò che uccidesse invece di fracassare sè stessa; avvenimento, che per quello che poi saprà il lettore, fece cadere in deliquio la bella Gaudenzi. - Ma continuando a parlar dell'arte della danza a quel tempo, non parea vero che i compositori de' balli, che volevano far effetto affrontando qualunque assurdità e mettendo in pericolo la vita dei loro esecutori, trovassero ballerini e ballerine, e ricche e sospirate dal bel mondo, che si adattassero a sfigurarsi e a diventar furie sulla scena. La celeberrima Campioni e la milionaria Curz, a forza di contorsioni e movimenti irregolari, finito il ballo, diventavano deformi a segno da far paura; i loro occhi si facevan torti e biechi, si tramutavano le loro fattezze e lor fuggiva il colore.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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