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      - Quante sono le ore? - chiese poi a Zampino.
      - Manca poco a mezzanotte.
      - Vieni che faremo una passeggiata per la città.
      - A quest'ora?
      - A quest'ora - e partirono.
      Camminarono una mezz'ora buonamente... Zampino di tant'in tanto diceva ad Amorevoli:
      - Ma che si fa?...
      - Bada a te... e attendi a servirmi bene - e vennero a Poslaghetto. Colà era un'antica osteria, donde partivano grandi schiamazzi e canti e villotte...
      - Che diavolo c'è laggiù, Zampino?
      - Siamo agli ultimi di carnevale, signore; saranno i compagnoni della Badia de' facchini.
      - Benissimo. Ora va' a mangiare il tuo boccone in quell'osteria, e attendimi là...
      - Non devo accompagnarla?
      - No.
      - Ma e se?...
      - Va' a mangiare il tuo boccone... - e Amorevoli partì solo.
      Pareva praticissimo di quel gruppo di contrade, e difilò dritto ad una cinta di un gran giardino. Era il giardino del palazzo V..., nome che dobbiamo tacere, avvertendo solo, a scansare equivoci, che aveva desinenza spagnuola, e che una volta aveva probabilmente dato l'appellativo ad una contrada.
      Faceva una notte di febbrajo limpida e stellata... e dal dietro della cinta si vedeva la sontuosa facciata di un gran palazzo antico, - Da due finestre, poste tra loro a molta distanza, ai lati estremi di quel palazzo, trapelavano due lumi. - Un altro lume trapelava più in lontananza da una casetta modesta, che rispondeva ad un giardino confinante a quello della casa V..., il qual giardino apparteneva al palazzo del marchese F... che era morto la mattina di quel giorno; due lumi luccicavano a due balconi di quello stesso palazzo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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