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      Sette intanto ne eran corsi da che era stata fatta sposa all'ex-colonnello conte V..., senza mai averlo veduto prima, senza avere dell'amore e delle questioni aderenti, altre idee che quelle che sono depositate ne' classici latini; idee che non poterono avere uno sviluppo intero, compresse come vennero dall'algebra e dalla geometria, due scienze più infeste della brina ai primi germogli dell'affetto. Sposò dunque l'ex-colonnello che aveva quattordici anni pi
      ù di lei. Egli vantava un gran casato, una grande ricchezza, e brillavagli inoltre sull'uniforme di parata un segno che attestava il suo valor militare. Era serio, era dignitoso, parlava poco, ma dalle poche parole trapelava la stima profonda che aveva della giovinetta prodigiosa. Ond'ella, quando i rigidi parenti proposero il matrimonio, consentì e provò anche qualche sussulto che non veniva nè dalla geometria nè dall'algebra, ma fu un sussulto di brevissima durata, e la scienza dovette colmare i vuoti lasciati dall'affetto vero. D'altra parte è a tener conto d'una cosa. Non tutte le creature umane raggiungono la maturanza un punto medesimo. L'abitudine agli studi severi, quel non riposarsi mai su pensieri e desiderj erotici, aveva ritardato il completo sviluppo della contessa. Fu necessario il tempo, più che il sole di un'anima appassionata, a togliere l'acerbità a quel frutto. La giovane contessa era alta, era ben fatta, era bella - parliamo d'allora che andò a maritarsi - ma le mancava quell'arcana virtù della donna, che non si sa da chi e da che, e come e quando venga provocata.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507