Tutti in silenzio salirono lo scalone, sfilarono per due o tre anticamere, entrarono in un salotto dove era una gran tavola, sulla quale stavan fiaschi e bottiglie, tazze e bicchieri, che attestavano come quella gente, che avea vegliato a custodia della salma patrizia, avesse passato la notte a tracannare il vino della cantina del quondam marchese. Da questo salotto passarono nella camera in cui giaceva sul letto, avvolto in un lenzuolo, il corpo del defunto. Tutti dovettero entrar là, compreso Amorevoli che volea ritirarsi.
- No, signore; si compiaccia di rimanere, disse il barigello, più risoluto e fiero e men musicale assai del tenente del Pretorio.
- Quello è dunque l'uscio che fu scassinato?
- Quello, sì signore - risposero tutti ad una voce; e il tenente e il barigello s'affacciarono all'uscio, e videro tra molta suppellettile, un rolò aperto.
- È questa la camera?
- Questa.
E il tenente del Pretorio cogli altri retrocesse nel salotto, e là, fatte da un lato le bottiglie e le tazze, stese la seguente succinta relazione del fatto, che è quella che noi abbiam trovato allegata agli atti del processo, il quale diede a far tanto, in prima al tribunale criminale, di poi per tanti anni, e iteratamente e a lunghi intervalli, al foro civile.
«Oggi, giorno 11 febbrajo dell'anno 1750, alle ore otto italiane, chiamati dagli uomini che vegliavano in casa F.... per custodire il cadavere del marchese A. F., morto la mattina del 10 corrente, abbiamo trovato aperto l'uscio della camera attigua a quella dove giaceva il cadavere, e di cui la chiave dal sullodato marchese F., per quanto asserisce un domestico della casa, qui presente, e per quanto è da verificare, venne consegnata un'ora prima della sua morte al molto reverendo preposto di S. Nazaro.
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Amorevoli Pretorio Pretorio S. Nazaro
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