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      ..; se qualcuno adunque si fosse preso il diletto di scorrazzare in lungo e in largo per la città a far raccolta dei discorsi che si tenevano in quei tanti centri di buontempo, non avrebbe sentito che un discorso solo, come se fosse una parola d'ordine passata dal quartier generale ai soldati del campo; non avrebbe sentito che un nome solo, quello del tenore Amorevoli; e del suo arresto e del sospetto delle carte trafugate, e del prevosto di S. Nazaro. - Codesto tema poi, generale e costante, si sparpagliava in mille ramificazioni; chi narrava la vita del tenore; chi quella del defunto marchese; chi si fermava al giardino di casa V..., chi voleva perder la testa a indovinare il motivo per cui il tenore avea potuto trovarsi là; chi passava in rivista tutte le cameriere e le fantesche di casa V..., perchè i tenori, diceva un tale, hanno pur troppo de' gusti plebei; chi tutte le donne del vicinato che per caso avessero qualche poggiolo o finestra o mezzano a cui si potesse ascendere dal giardino; giacchè nessuno, letteralmente nessuno, nemmeno per un istante fuggitivo, potè credere che Amorevoli fosse l'uomo fuggito dalla casa F... e avesse dovuto aver interesse a entrar nello studio del defunto marchese, chè in ciò non v'era probabilità di sorta, e conveniva esser pazzi a supporlo.
      Nella cioccolatteria e caffetteria del Greco, in piazza del Duomo, il quale cento anni fa era il caffè arcavolo degli odierni, dell'Europa, del Cova, del Martini, dove traeva tutta la gioventù più galante e più pazza e più sfaccendata di Milano, verso le ore due dopo mezzodì, sembrava quasi che vi si tenesse un'adunanza solenne.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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