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      Il giudice non replicò nulla, e licenziò il notajo.
      Alcuni momenti dopo entrò un usciere ad annunciare all'illustrissimo signor giudice una visita dei cavalieri ispettori del palco scenico del teatro Ducale.
      - So di che si tratta, disse fra sè il giudice, - e li fece venire avanti.
      I cavalieri ispettori del teatro Ducale erano venuti a domandare formalmente al giudice il permesso che il tenore Amorevoli potesse cantar la sera al teatro, dimostrando che col pubblico s'era contratto l'impegno e col pubblico non si scherzava; e che, del resto, come il signor giudice avrebbe ingiunto, si sarebbe seguita la pratica di riconsegnarlo alla giustizia, tutte le sere, dopo finita la recita.
      Il giudice rispose, che, non solo non aveva nessuna difficoltà a conceder questo, ma che anzi era suo debito di fare in modo che il pubblico si dovesse soddisfare pienamente; che però tutto dipendeva dallo stato di salute del tenore, cui mandò infatti a riferire la visita e il desiderio degli ispettori cavalieri. Dopo alcuni momenti, con loro maraviglia e soddisfazione, Amorevoli mandò a dire che era assai ben disposto a cantar la sera.
      Ma lasciando ora il Pretorio e il giudice, vorremmo sapere che cosa fa e che cosa aveva fatto donna Clelia, dalle due ore dopo mezzanotte a quell'ora in cui gli ispettori del palco scenico partirono per dar gli ordini opportuni, onde il pubblico fosse avvisato che la sera il tenore Amorevoli avrebbe cantato.
      L'infelice, in quella giornata, pur troppo, aveva dovuto recarsi a far visita ad una dama sua conoscente; e ognuno può immaginarsi quel ch'ella abbia provato udendo i tanti discorsi che si fecero intorno all'avvenimento della notte.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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