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      Tale notizia era la pura verità, poichè il giudice, al cui orecchio dopo molti giri e rigiri capitò pure la fama di quei pretesi amori della Gaudenzi con Amorevoli, sospettando nella delicatezza generosa del secondo il motivo del suo silenzio, pensò che sarebbe stato forse più facile cavar la confessione sincera dalla bocca della Gaudenzi, e così poter mandar libero e assolto da una imputazione gravissima un uomo, che in faccia al mondo era fuori d'ogni dubbio innocente, ma non lo poteva essere in faccia alla legge.
      Ma quella notizia tornò a suscitar la tempesta nel cuore di donna Clelia, che già erasi venuta tranquillando; e le si fisse in petto, relativamente agli amori di Amorevoli colla Gaudenzi, con tutti i caratteri della certezza, di quel genere di certezza che produce la desolazione. Il conte marito e il cavaliere s'accorsero di un certo trasmutamento nel volto di lei, onde ad una voce le domandarono s'ella si sentiva male, senza però insistere di troppo, tanto erano lungi dal vero. Ma il ballo e l'opera finirono, il sipario calò, il lacchè entrò nel palchetto, il conte e la contessa scesero nell'atrio, salirono nel carrozzone, e in breve, ridottisi a casa, il conte spagnolescamente accompagnò la contessa alle soglie del suo appartamento, ed egli, come consueto, ritirossi nel proprio. - Or che notte fu quella per la contessa Clelia! che irrequietudine, che affanno! Coloro che in questo punto stanno comprimendosi le mascelle per uno spasmodico dolor di denti; quelli che all'inattesa notizia di un grosso fallimento guardano spaventati al totale rovescio dei proprj affari; quelli che si sentono annunciare dal medico che bisogna risolversi all'amputazione di una gamba, han tutto il diritto di dire che la contessa avea buon tempo, e che bisognava aver smarrita la ragione onde pigliarsi tanto affanno per l'infedeltà di un tenore.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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