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      - Se non che d'allora in poi il conte, affinchè i figliuoli non si lamentassero, finse di trattarli bene. La fanciulla, che era donna Paola, fu messa educanda, com'era di consuetudine, in un monastero che fu quello di Santa Radegonda, il fanciullo fu tenuto in casa; e siccome egli era naturalmente acuto e vivacissimo, e si sentiva come il padrone in casa, e non poteva soffrir la matrigna, nè vedea molto di buon occhio il fratellastro, il conte Brunon, per non averlo contrario, e perchè non gli uscisse di mano l'amministrazione delle sue sostanze, si diede ad accarezzarlo, ad assecondare ogni suo capriccio. - Quali disegni poi si volgesse in testa non si sa..., ma forse, senza che lo sapesse spiegare a sè medesimo, meditava di addensar pericoli al giovinetto, perchè avesse o tosto o tardi a rimanerne travolto. Ed or la mente vorrebbe respingere l'idea di un tanto accordo tra il destino e i desiderj di quel padre scellerato.
      Prima che si eseguisse la pena capitale contro que' sventurati giovani, si commosse tutta la città, impietosita e di loro e dei parenti desolati; e nei giorni d'intervallo molte pratiche si tentarono per smuovere l'autorità del Senato da tanta efferatezza. - Or non è a dire la dolorosa meraviglia di tutti, nel sentire quel che era stato scritto al Senato dal conte Francesco, il quale solo, per la sua nobiltà e per quella del figliuolo, avrebbe potuto, se avesse voluto fermamente, impedire quella carneficina e salvare col proprio figliuolo altri giovinetti complici.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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