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      Ma la costernazione generale, se fu sincera e profonda, non fu coraggiosa, perchè non par vero che lo spettacolo di così scellerata, ripetiamo demenza, non abbia fatto insorgere tutta la città, per strappare quelle giovani vite dalla mano del carnefice, con tali dimostrazioni solenni dell'ira pubblica, che valessero ad inspirare al Senato stesso quello sgomento che insegna la pietà.
      Il conte Francesco potè dunque veder lieta l'infernal moglie per quel primogenito spento, e spento, gli parea quasi - tanto sono assurdi i sofismi dell'iniquità - per un ordine provvidenziale; ma restava la fanciulla, educanda in Santa Radegonda, la giovinetta donna Paola Teresa, che già toccava i sedici anni, e doveva fra poco tempo uscire di là per accasarsi convenevolmente, essendo ricca di buona parte della ricchezza materna. Ora quella figliuola, superstite al fratello, turbò la gioia del connubio infernale. Il conte Francesco ereditava dal figlio i due terzi della sostanza che aveagli lasciata la marchesa Incisa; - ma questo non bastava alla sua seconda moglie, la quale, eccitata da un affetto smodato pel proprio figlio, le parea che fosse rubato a lui quello che potea pure diventar suo, se donna Paola Teresa, o scomparisse come il fratello infelice, o giacchè era in convento, vi rimanesse professa per sempre. - Ma la fanciulla non avea mai dato segno di vocazione alla vita claustrale. Ricca e bella e, per soprappiù, avendo sortito dalla natura una grande virtù per la musica e pel canto - virtù fatta poi mirabile dagli insegnamenti della celebre suor professa Rosalba Guenzani, cantatrice e suonatrice d'organo nel monastero appunto di Santa Radegonda - aveva già potuto presentire le attrattive del mondo; chè ogni qualvolta usciva di convento, a stare un giorno col padre, nella qual occasione recavasi anche a far visita a' parenti, veniva accolta da tutti come in trionfo; e già le era stato toccato di qualche cospicuo matrimonio; di modo che, per modesta e virtuosa che fosse - ed era virtuosissima, tanto da esser l'idolo, non solo della sua maestra suor Rosalba Guenzani, ma delle altre suore e delle amiche colleghe - ogni qualvolta ritornava in convento, sebbene le fossero care e la maestra e le amiche, pure non desiderava altro che di lasciare quelle meste mura del chiostro e di uscire all'aperto.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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