La sola cosa che bramava donna Paola era di convalidare il suo matrimonio colla presenza d'alcuni parroci cattolici di Londra; ma questi avendo ricusato di assisterla finchè Roma non avesse decretata invalida la sua professione religiosa, ella inviò una supplica al pontefice allora regnante. Ma o non fosse stata la supplica debitamente concepita, o fosse stata mal diretta, non ne ottenne risposta veruna; per cui deliberò di condursi in Francia insieme col cavaliere, e di là, bisognando, anche a Roma, per implorare personalmente ciò che non s'era potuto ottenere per lettere.
Giunti in una città di quel regno, il vescovo, a cui era noto il fatto già pubblico in tutta Europa, penetrando il loro arrivo, fece qualche passo per assicurarsi della religiosa. Ma essi, avutone sentore, sollecitamente si ritiraron in Ginevra, dove dall'istesso magistrato furono, poco tempo dopo, segretamente avvisati perchè si guardassero dall'uscirne, essendo attesi ai confini; e qui uno stratagemma servì loro di scorta, e preso altro cammino, dubitando di nuovi incontri, se ne tornarono in Inghilterra. Colà, senza nessun avvenimento notevole, visse donna Paola fino all'anno 1732, con quella tranquillità che le potea permettere la sua specialissima condizione, e il rimordimento che di tanto in tanto la infestava d'essersi fatta giustizia da sè stessa, quantunque pur sempre si confortasse della protesta fatta in suo segreto a Dio, e della insistenza e diligenza assidua ond'ella erasi adoperata e s'adoperava per riconciliarsi colla Chiesa.
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