Però erasi limitato a dir sottovoce alla Gaudenzi, ma con un fremito mal compreso:
- Che cosa dunque è successo, Margherita?
- Ma non siete contento? Non vedete, che pazzie fa il pubblico per me?
- Pazzie, eh?
- O forse vi dà noia che il pubblico divida le sue grazie in due esatte porzioni tra me e il tenore?
- Il tenore, eh?... il tenore... Ma sapete che cosa si dice in pubblico di voi?... Ma sapete perchè il pubblico v'applaudisce?
- Gran novità da domandare e da sapere.... perchè il pubblico m'applaudisce? Oh curiosa!.... perchè siamo belle, perchè siamo divine, come dicono gli allocchi che vengono da me; perchè Tersicore potrebb'essere la nostra fantesca, come dice il poeta di teatro; perchè, in conclusione... Ma guardate che paio d'occhi mi fate ... Ma sapete che siete bello stasera, ma bello assai... Oh che matto!
- Matto? Or sentirete se son matto, or sentirete che cosa dice il pubblico di voi... Dice... dovreste per dio sentirvi a scottar la faccia pel rossore della vergogna... Dice che il tenore stanotte era disceso dalla finestra della vostra stanza, in quel punto che fu preso dal bargello...
- Ora ho capito, oh bella!... e una sonora e lunga e giocondissima risata, di quelle che in buona lingua si chiamano cachinni, fu il comento che la Gaudenzi fece a quella notizia inaspettata. Poi soggiunse: - Guardate, Lorenzo, cosa c'è lì su quel tavolino.
- Che? una citazione?
- Una citazione, sì... ma ora comprendo tutto, oh bella, bella davvero!
E per quella sera non ci fu altro, perchè il fischio acuto e importuno dell'avvisatore costrinse Lorenzo ad affrettarsi in orchestra; e la Gaudenzi, quando il ballo fu finito e rivide Lorenzo più torbido di prima:
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