Ma in che rapporti viveva questa giovinetta di diciott'anni con Lorenzo Bruni, e in che tempo si erano conosciuti e in che modo? e da qual luogo erano usciti e l'una e l'altro?
Lorenzo Bruni aveva avuto per patria Treviso, dove nacque da un padre notajo, trentacinque anni addietro. Anch'esso aveva atteso alla giurisprudenza nello studio di Padova; ma essendosi applicato, così per passatempo, a suonare il violino, e riuscitovi più che mediocremente, e fatto con questo i primi guadagni a Venezia, e non colla giurisprudenza, la quale invece lo aveva condannato alla soggezione di un padre insopportabile, tempra curiosa d'uomo che forse suggerì l'idea di sior Todero a Goldoni; risolse di non farne altro, e un bel giorno, senza domandare il permesso paterno e senza nemmeno salutare i consanguinei, fece la scritta con un impresario, e passò da Venezia a Bologna; e così, d'orchestra in orchestra, percorse le principali città d'Italia. A Livorno s'impegnò in seguito con un impresario di Marsiglia, e da questa città erasi condotto a Parigi, dove rimase un pajo d'anni. Libero come l'aria e insofferente d'ogni benchè minimo legame, aveva scelto la professione di suonatore appunto perchè, indipendente da qualunque padrone, da qualunque paese, da qualunque autorità, cittadino di tutto il mondo, trovava dovunque il fatto suo. E oltre a ciò, dotato di mente svegliatissima e istrutto più che mediocremente, travasandosi di luogo in luogo, si godeva a notare le varietà dei costumi, della natura dei paesi, dell'indole dei ceti, delle leggi, delle corti, de' cortigiani, delle arti, ecc., e a far la conoscenza degli uomini più distinti d'ogni città che visitasse; a Parigi, tra gli altri, aveva avvicinato Voltaire e Rousseau e Diderot e d'Alembert.
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