Imparate, o peccator,
Con la stanga del dolorA sarà la porta granda
Che a l'inferno la ve manda.
Amorevoli taceva, si guardava i calzoni di raso azzurro colle stelle d'argento e diventava malinconico, indignandosi d'essere stato messo là con quella gente; chè, pur troppo, se non ci si è provveduto oggidì, tanto meno a quel tempo s'era pensato ad un'opportuna segregazione tra le diverse qualità d'imputati, e tra gl'imputati e i rei. - Ci convien dunque lasciare alle sue pene il tenore Amorevoli. E dobbiam privarci della compagnia edificante di donna Paola Pietra, e tutto ciò per seguire il signor Lorenzo Bruni in san Vicenzino, nella casa che, movendo dalla contrada de' Meravigli, è anche oggi la quarta a dritta.
In quella casa, a piano terreno, verso il giardino, teneva il suo studio il giovane Francesco Londonio, e più forse che studio di pittura, vi teneva accademia sempre aperta di allegria, e fabbrica operosissima di scherzi e matterìe; e ritrovo, a una cert'ora, di tutti i pittori e scultori ottimi, buoni e grami che allora possedeva Milano; e in que' giorni di carnevale, quartier generale della compagnia dei Foghetti, di cui esso era il capitano.
Lorenzo, che già altre volte erasi recato a quello studio, vi si diresse difilato; e indugiatosi un momento all'ingresso, prima di bussare, sentiva il suono d'una voce che parlava, la quale veniva susseguita, di tratto in tratto, da una risata unissona di più persone. E codesta risata pareva come un intercalare obbligato alle pause che faceva il parlatore.
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