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      Ma quei giorni di eguaglianza eccezionale erano in ragione della disuguaglianza legale e consuetudinaria; tanto che, mitigandosi e trasmutandosi la seconda, grado grado la prima si limitò, e di svolgimento in isvolgimento si pervenne al punto che ambedue scomparvero e si confusero, come vediamo oggidì, in una cosa sola, e tolti gli argini, le acque si riunirono. Ma non preveniamo i tempi, e non esponiamo al pubblico intempestivamente il dietro le scene del nostro libro.
      In mezzo a quell'Olimpo lucente delle più belle dame milanesi comparve, a una cert'ora, la Gaudenzi accompagnata dal signor Casserini, il marito della prima donna, quella che faceva la parte di Semiramide riconosciuta. Ma appena fu vista dalla folla de' cicisbei curvati in vari atteggiamenti sulle dame sedute, come statue, che facessero gruppo convenzionale con altre statue, si alzò un bisbiglio ostile. Lorenzo Bruni, che, tutto coperto dal domino nero e dalla nera maschera, stava dietro alla pupilla, quando la vide indietreggiare perplessa, la spinse ad adagiarsi su d'una sedia. La Gaudenzi obbedì, ed egli si indugiò là un momento. Seduta tra la contessa Marliani e la contessa Borromeo del Grillo stava la contessa Clelia. - Ferveva un incessante cicalìo tra la folla incessante. - Maschere d'ogni generazione passavano davanti alle dame per avventar loro motti e scherzi e complimenti. - Il villottista cantava il nome e cognome a ciascuna, e le loro qualità fisiche e morali in accozzamenti strani di idee e di rime; di tratto in tratto fermavasi loro dinanzi un arlecchino, un brighella, un pulcinella, un dottorazzo bolognese, a dir lunghe filastrocche nel dialetto della città rappresentata dalla loro maschera.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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