E intanto quella notizia era giunta all'orecchio del signor giudice del Pretorio, che si trovava precisamente nel palchetto del signor segretario del Senato. - Còlto come da un colpo di fulmine, e balzato in piedi al sentire che il tenore Amorevoli era venuto in teatro, chiamò un de' tenenti che sopravvegliavano al pubblico, e lo mandò ad assumere informazioni, mentre il segretario del Senato, indarno trattenuto dal signor giudice, che voleva prima verificar la cosa e aveva paura d'una solenne sgridata, si recò, pago di farsi apportatore d'una straordinaria novella, nel palchetto dell'eccellentissimo governatore, dove trovavasi il presidente del Senato. Essi erano già informati di tutto, e facevan chiose e commenti, e già avean mandato a domandare il giudice stesso del Pretorio, che diffatto venne, pochi momenti dopo, tutto confuso a protestare com'egli aveva lasciato il tenore Amorevoli sotto buona custodia. - Tutti stettero perplessi ad aspettare il tenente ch'era corso al Pretorio, il quale, sollecito e ansioso, era salito dal custode delle prigioni, e con esso era entrato nel camerino dove Amorevoli giaceva sdrajato sul letto tra un mezzo sogno e una mezza veglia. E il tenente ebbe l'ingenuità di interrogarlo se mai fosse uscito per recarsi al teatro, per il che il tenore sospettò avesse quel zelantissimo ufficiale dato di volta al cervello.
Allora il tenente, felice che non si fosse verificato lo scandalo d'un prigioniero fuggito, si trovò d'aver gambe velocissime al pari d'un lacchè, e giunto tutto trafelato al teatro, fu introdotto al palco delle loro eccellenze ad annunciare, con gran contento del giudice, ma con nuovo stupore di tutti, che il tenore Amorevoli non era mai uscito dalla sua cella e che quei del ridotto dovevano aver preso uno strano abbaglio.
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